Il concerto di Maurizio Pollini all'Auditorium Parco della Musica, a due giorni di distanza dalla scomparsa di Claudio Abbado, ha assunto un significato simbolico.
Il concerto di Maurizio Pollini all'Auditorium Parco della Musica, a due giorni di distanza dalla scomparsa di Claudio Abbado, ha assunto un significato simbolico. Sul palcoscenico il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il Sovrintendente dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia Bruno Cagli e Maurizio Pollini hanno interpretano il saluto del pubblico romano al grande direttore.
Una breve ma intensa nota di cordoglio è stata espressa da Cagli e da un particolarmente commosso Napaolitano; entrambi hanno ricordato l’artista scomparso sottolineando l’eredità che ha lasciato, oltre che per l’eccezionale magistero artistico, per le iniziative rivolte ai giovani. Napolitano ha inoltre ricordato il lungo sodalizio che ha unito “Claudio e Maurizio”. Oltre agli ideali artistici infatti, i due musicisti hanno condiviso una storia di impegno civile negli anni di piombo del nostro paese e una certa milanesità che coniugava arte, umanità ed efficienza. Pollini non ha ha parlato, ha espresso il suo dolore con il mezzo che gli è più congeniale, la musica: Chopin e Debussy hanno incantato un pubblico commosso e partecipe.
Di Chopin sono stati eseguiti: il Preludio op.45, la Ballata n.2 op.38, la Ballata n.3 op.47 e la Sonata n.2 op.35. Al solito l’esecuzione non è stata avara di sorprese; l’approccio del Preludio e delle Ballate è sembrato molto “classico”, lontano dal romanticismo chopiniano del nostro immaginario; si capisce che siamo di fronte a una scelta meditata, una vera interpretazione. Nella sonata l’esecuzione è ispirata, il ricordo della patria lontana di Chopin si trasfigura nella nostalgia per l’amico scomparso e la suggestione del ricordo contagia il pubblico. Dopo l’intervallo un Pollini diverso e comunicativo con il primo libro dei Preludi di Debussy ci trasporta nell’atmosfera impressionista: immersa nelle nebbie, accarezzata dal vento, le dita nei capelli in “La fille aux cheveux de lin”, nel mistero in “La cathedrale engloutie”.
In generale durante tutto il concerto si è sempre avuta l'impressione di essere di fronte a forti scelte interpretative in cui nulla viene lasciato al caso e il suono di Pollini, pur cambiato negli anni, fornisce all'ascoltatore una costante sensazione di assoluto controllo. I bis, sempre dedicati a Chopin (lo Studio “La caduta di Varsavia” op.10 n.12 e la Ballata in sol minore op. 23 n. 1), sono una vera e propria appendice del programma e appassionano la sala che ricambia con lunghi e accorati applausi un'esecuzione fuori dal normale. Come di consueto, anno dopo anno.
Scritto da: Lorenzo Asti